Il Foro Mussolini — oggi Foro Italico

LuiCox
22 min readOct 14, 2020

E’ dalla matita dell’architetto Enrico Del Debbio (Carrara, 26 maggio 1891 — Roma, 12 luglio 1973) che nel 1927 è stato ideato il progetto dello Stadio dei Cipressi (oggi lo Stadio Olimpico) e del Foro Mussolini (oggi Foro Italico — inizio lavori 1927, termine 1960).

Del Debbio si trasferì a Roma nel 1914, dopo aver compiuto gli studi all’Accademia di Belle Arti di Carrara con specializzazione in Architettura. Una volta arrivato nella Capitale, vinse il Pensionato artistico nazionale di architettura. Iniziò così la sua attività in collegamento con i circoli artistico-letterari della Capitale, partecipando con successo a vari concorsi di architettura. Vinse nel 1921 il 1° premio per l’architettura alla Prima Biennale d’Arte e inizia l’attività di insegnamento presso la Scuola Superiore di Architettura di Roma.

Negli anni venti ricoprì numerosi incarichi nelle istituzioni pubbliche quali la partecipazione al Comitato organizzatore della Quadriennale Romana. Nel 1923 realizzò il Palazzo della FIAT a via Calabria a Roma. Nel 1931 fu consulente tecnico-artistico del Palazzo delle Esposizioni per la Mostra del Decennale della Rivoluzione Fascista, mentre come direttore dell’ufficio tecnico dell’Opera Nazionale Balilla si occupò della realizzazione degli impianti tecnico-sportivi delle Case del Balilla in tutt’Italia sino al 1934.

Nel 1927 la sua mente ideò l’Accademia di Educazione Fisica (1927 — ora Palazzo H — CONI), lo Stadio dei Marmi (1928), la Foresteria Sud (1929 — ora Ostello della Gioventù), i Magazzini di Casermaggio, la Colonia Elioterapica (1934), il Palazzo Littorio di Roma, poi Palazzo della Farnesina sede del Ministero degli Affari Esteri (1935/43) con Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo.

Dopo la guerra (1956–1960) completò il progetto della sede del Ministero degli Esteri, realizzò per le Olimpiadi di Roma lo Stadio del Nuoto (1956 — con A. Vitellozzi) e completò il piano regolatore del Foro con tutta la sistemazione del verde, gli impianti d’illuminazione, le nuove strade adiacenti e la Casa Internazionale dello Studente, sempre nel complesso del Foro Italico.

Suo fu anche il progetto della Facoltà di Architettura di Roma Valle Giulia, situata nei pressi della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, che lo tenne impegnato dal 1932 al 1967.

Enrico Del Debbio ha lasciato il suo contributo nella storia urbanistica della Capitale, anche in qualità di vice-presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica dal 1940 al 1944. Nel dopoguerra fu Docente alla facoltà di architettura dell’università Sapienza di Roma, dove divenne direttore dell’istituto di disegno e rilievo dei monumenti dal 1957 al 1964.

Nel 1959 fu insignito della medaglia d’oro di I Classe riservata ai Benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte. Fu autore di molte opere architettoniche a Roma e in varie parti d’Italia, in particolare a Firenze e a Terni.

Prima di morire a Roma nel 1973 realizzò tante opere, fra cui ricordiamo:
- Piani regolatori del foro Italico (1928–1929–1932/33- 1956/60)
- Accademia di Educazione Fisica — (Palazzo del Coni — Foro Italico)
- Stadio dei Marmi (Foro Italico)
- Foresteria sud, ora Ostello della Gioventù (Foro Italico)
- Colonia Elioterapica (Foro Italico)
- Palazzo del Ministero degli Esteri (con A. Foschini e V. Morpurgo)
- Stadio Olimpico del Nuoto (Foro Italico) (con A. Vitellozzi)
- Casa Internazionale dello Studente- CIVIS (Foro Italico) (con Piero Maria Lugli)
- Facoltà di Architettura a Valle Giulia Università di Roma La Sapienza
- Casa della G.I.L. — Gioventù Italiana del Littorio, Avellino

Casa della G.I.L. — Gioventù Italiana del Littorio, Avellino — poi sede del Cinema Eliseo
Casa della G.I.L. — Gioventù Italiana del Littorio, Avellino

- Cooperativa “Ars”
- Villa Nomentana
- Parco della Rimembranza (Anagni)
- Parco della Rimembranza (Gorizia) 1923
- Monumento ai Caduti della Grande Guerra (Pietragalla) 1924
- Basamento del Monumento ai Caduti di Trieste, 1935
- Palazzo della G.I.L., Modena (1936–37)

Ricordiamo che la GIL era un’organizzazione giovanile fascista, che fu fondata il 27 ottobre 1937 (XVI dell’ “era fascista”) dalle ceneri dei Fasci giovanili di combattimento (18–21 anni), con lo scopo di accrescere la preparazione spirituale, sportiva e militare dei ragazzi italiani fondata sui principi dell’ideologia del regime. In essa confluì anche l’Opera nazionale balilla, creata per i giovani di ambo i sessi dai 6 ai 18 anni, e tutte le organizzazioni che ad essa facevano capo, rispondendo direttamente alla segreteria nazionale del Partito Nazionale Fascista.

I compiti della GIL a favore dei giovani erano:

la preparazione spirituale, sportiva e premilitare;
l’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole elementari e medie, secondo i programmi da essa predisposti di concerto con il Ministro dell’Educazione nazionale;
l’istituzione e il funzionamento di corsi, scuole, collegi, accademie, aventi attinenza con le finalità della Gioventù italiana del littorio;
l’assistenza svolta essenzialmente attraverso i campi, le colonie climatiche, il Patronato scolastico o con altri mezzi disposti dal segretario del PNF;
l’organizzazione di viaggi e crociere;
la facoltà di istituire e di promuovere l’istituzione di borse di studio e di provvedere alla loro assegnazione;
alla GIL spettava anche la vigilanza ed il controllo su tutte le colonie climatiche e istituzioni affini, da chiunque fondate o gestite.

La formula del giuramento era: «Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista.» Il giuramento era riportato sul retro della tessera della GIL, ma compare anche su edifici di epoca fascista, come sulla torre della ex-Casa della GIL di Forlì. Si tratta dell’ex casa del Balilla “Arnaldo Mussolini”, poi della GIL, un palazzo polivalente costruito sull’allora viale Benito Mussolini, oggi viale della Libertà. Sulla torre è ancora visibile la traccia del giuramento, conservate come testimonianza storica anche dopo il restauro del 2010.

La GIL era organizzata in: giovani fascisti, avanguardisti, balilla, giovani fasciste, giovani italiane, piccole italiane, figli della lupa (maschi e femmine). In ognuna delle sue suddivisioni si ritrovavano comunque i fondamenti dell’Opera Nazionale Balilla (ONB) da cui era nata .
L’Opera nazionale Balilla si occupava dell’assistenza e dell’educazione fisica e morale della gioventù fascista. Fu un’organizzazione giovanile del Regno d’Italia, istituita come ente morale durante il ventennio fascista con legge 3 aprile 1926, n. 2247, e sottoposta all’alta vigilanza del Capo del Governo alle dipendenze del Ministero dell’Educazione Nazionale (r. decr. 14 settembre 1929).

Educazione e disciplina facevano parte anche degli insegnamenti che lo sport trasmetteva ai giovani italiani e così, come dicevamo all’inizio, l’architetto del Debbio fu incaricato nel 1927 di disegnare e realizzare il complesso architettonico del Foro Mussolini.

Il Foro Italico

L’ingresso principale del Foro è a sud-est, in asse con il ponte Duca d’Aosta dove — su un ampio viale, interamente mosaicato a tessere bianche e nere — sorge un enorme obelisco di marmo di Carrara dell’altezza di 17,5 metri base esclusa, conosciuto come Stele Mussolini.

L’impianto è decorato da statue, dono delle varie province d’Italia e perciò di autori diversi, che rappresentano le diverse attività sportive: ad esempio, la statua dedicata al lancio del giavellotto fu donata dalla provincia di Perugia, mentre quella dedicata al pallone col bracciale (o pallone a muro) si deve alla provincia di Forlì-Cesena.

Il campo centrale del foro può ospitare 10.500 persone.
Il 7 maggio 2015 è stato inaugurato sul viale delle Olimpiadi il percorso “Le Leggende dello Sport Italiano — Walk of fame”; su tale percorso sono state incastonate 100 targhe recanti i nomi di leggende dello sport italiano, ex atleti che hanno scritto la storia dello sport nazionale scelti dalla Commissione atleti del CONI. Alla cerimonia, presieduta dal presidente del CONI Giovanni Malagò, erano presenti molte personalità dello sport italiano. Il presidente ha annunciato che negli anni successivi sarebbero state aggiunte sul percorso le targhe di altri ex atleti azzurri di rilievo internazionale.

Lo stadio dei Marmi, dal 12 settembre 2013 intitolato a “Pietro Mennea”, è un impianto del Foro Italico dedicato principalmente all’atletica leggera. Fu costruito tra il 1928 e il 1932 e inaugurato come Stadio dei Marmi, nacque come estensione dell’Accademia fascista maschile di educazione fisica per gli allenamenti quotidiani dei suoi allievi.
La sua capienza è di circa 5.280 posti. Dalla fine degli anni ’50 il campo di gioco della Stadio fu destinato all’hockey su prato in vista delle Olimpiadi di Roma del 1960. Durante i Giochi Olimpici lo Stadio dei Marmi ospitò numerose partite dei gironi di qualificazione e delle semifinali. Dopo le Olimpiadi, fino alla metà degli anni ’70, il terreno di gioco restò prevalentemente utilizzato per incontri internazionali e per le partite della serie A di hockey su prato. Tutto intorno sovrastanti le gradinate perimetrali di marmo bianco di Carrara vi sono 64 statue, che rappresentano varie azioni dei vari sport. Ognuna delle statue fu offerta da una delle province d’Italia.

Il monolite Mussolini

Lo Stadio Olimpico è un impianto sportivo polifunzionale italiano di Roma, che sorge presso il complesso del Foro Italico, alle pendici di Monte Mario, nel settore nord-occidentale della Capitale.

Ideato nel 1927 e originariamente noto come Stadio dei Cipressi, fu abbandonato durante la guerra e usato come autoparco dalle truppe alleate, nel 1949 ne fu deciso dal CONI, suo proprietario, il completamento a cura di Annibale Vitellozzi, che lo ultimò nel 1953; all’epoca noto come Stadio dei Centomila per via della capienza che si aggirava intorno ai 100 000 posti.

Il cantiere per il completamento dello stadio riaprì nel dicembre del 1950. Il progetto fu affidato all’ingegnere Carlo Roccatelli, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con la consulenza dell’architetto Cesare Valle anch’egli membro dell’alto consesso ministeriale. In un primo momento, si pensò a una struttura più complessa di quella effettivamente realizzata, ma la scarsità di fondi e le caratteristiche ambientali della zona indussero a una versione meno ambiziosa.

Lo Stadio dei Cipressi negli anni ‘50

In vista dei XVII Giochi olimpici del 1960, lo stadio raggiunse così la capienza di circa centomila persone già pensata da Del Debbio. I seggiolini, inizialmente costruiti in legno, furono sostituiti in seguito da altri in pietra di colore verde chiaro; non era presente una copertura delle gradinate, con l’eccezione di una piccola struttura aggiunta in seguito che, oltre a coprire una piccola parte della Tribuna Monte Mario, ospitava le sale stampa e i radiocronisti. La struttura fu inaugurata il 17 maggio 1953, con l’arrivo della tappa Napoli-Roma del 36º Giro d’Italia e con la partita di calcio Italia-Ungheria, che terminò 3–0 per i magiari: il primo gol segnato nello stadio fu di Nándor Hidegkuti.

Lo Stadio Olimpico all’inaugurazione delle XVII Olimpiadi di Roma nel 1960

Ospita fin dall’inaugurazione gare di calcio, atletica leggera e altri sport, oltre a eventi extrasportivi come concerti e rappresentazioni sceniche. Dal 1953, salvo brevissime interruzioni dovute a lavori di ristrutturazione, ospita gli incontri interni delle due maggiori squadre calcistiche professionistiche della Capitale, la Roma e la Lazio; ospita regolarmente anche riunioni e competizioni ufficiali di atletica leggera come il Golden Gala dal 1980, i campionati europei di atletica leggera del 1974 e quelli mondiali del 1987.

La costruzione della struttura di copertura in vista dei Campionati Mondiali di calcio del 1990

In vista del campionato del mondo 1990, dei quali l’Olimpico era lo stadio principale, furono previsti radicali interventi di ristrutturazione. A causa dei lavori, durante il campionato 1989–90 le squadre capitoline della Lazio e della Roma giocarono le loro gare interne allo stadio Flaminio. I lavori furono affidati a un’imponente squadra di progettisti, fra cui lo stesso progettista originario Annibale Vitellozzi, l’architetto Maurizio Clerici, l’ing. Paolo Teresi e l’ing. Antonio Michetti (strutture). Dal 1987 al 1990 il piano di intervento subì numerose modifiche, con conseguente lievitazione dei costi. In definitiva, l’impianto fu quasi interamente demolito e ricostruito in cemento armato, con l’eccezione della Tribuna Tevere, sopraelevata con l’aggiunta di ulteriori gradinate; le curve furono avvicinate al campo di nove metri. Tutti i settori dello stadio furono integralmente coperti con una tensostruttura bianca in fibra di vetro spalmata con PTFE prodotta da Montefluos, progettata dallo studio Zucker dopo che un ricorso al TAR del Lazio aveva fatto bocciare la copertura prevista in origine. Furono installati seggiolini senza schienale in plastica azzurra. Due maxischermi, costruiti nel 1987 per i mondiali di atletica, furono montati all’interno delle curve.

Al termine dei lavori la nuova versione dell’Olimpico superò gli 82 922 posti, divenendo così il 29º stadio al mondo per numero di posti (14º tra quelli usati per il calcio) e il 2º in Italia, di poco inferiore allo stadio Meazza di Milano. I lavori di ristrutturazione, pur con il risultato di un impianto indubbiamente imponente e affascinante, non tennero conto dell’impatto sull’ambiente circostante: l’innalzamento delle gradinate e la copertura stravolsero completamente i principi secondo i quali lo stadio era stato precedentemente pensato e costruito. L’Olimpico rinnovato ospitò le prime cinque partite dell’Italia nel Mondiale e la finale tra Germania Ovest e Argentina, che consacrò i tedeschi campioni del Mondo. Con la stessa conformazione, il 22 maggio 1996 lo stadio Olimpico ospitò la finale di Champions League tra Juventus e Ajax.

Il 23 gennaio 1994 lo stadio fu obiettivo di un tentato attentato mafioso per mezzo di un’autobomba, che aveva lo scopo di far saltare i furgoni dei Carabinieri in servizio sul posto durante una partita di calcio. L’attentato fallì per il malfunzionamento del congegno elettronico di azionamento.

Fin dalla sua apertura, inoltre, ha ospitato, sebbene saltuariamente, anche incontri internazionali di rugby a 15, per poi divenire definitivamente impianto interno della Nazionale per le gare del torneo Sei Nazioni, dopo l’abbandono da parte della FIR dello stadio Flaminio.

È uno dei quattro stadi italiani (assieme all’Olimpico Grande Torino e all’Allianz Stadium, entrambi di Torino, e al Giuseppe Meazza di Milano) a rientrare nella Categoria 4 UEFA, quella con maggior livello tecnico.
Nel 2007 fu avviato un vasto piano di ristrutturazione interna dello stadio, per renderlo conforme alle norme UEFA in vista della finale di Champions League che si disputò il 27 maggio 2009. I lavori, conclusi nel 2008, contemplarono la messa a norma delle strutture, con miglioramenti per la sicurezza, l’adeguamento di spogliatoi e sala stampa, la sostituzione completa dei sedili, l’installazione di nuovi maxischermi digitali ad alta definizione, l’arretramento delle panchine, la parziale rimozione delle barriere in plexiglas tra spalti e terreno di gioco, e una riduzione dei posti fino alla capienza attuale di 70.634 posti.

Nel 2019 la gestione dello stadio è passata a Sport e salute S.p.A., società interamente partecipata dal ministero dell’Economia.

Lo stadio del tennis di Roma è il nome con cui ci si riferisce al campo centrale del tennis del complesso sportivo del Foro Italico di Roma.

Il vecchio “campo centrale” o “stadio centrale del tennis” del Foro Italico è stato smantellato e al suo posto ne è sorto uno nuovo, più moderno e capiente rispetto al precedente, che ha ospitato anche le partite di World League della nazionale italiana maschile di pallavolo.

Inaugurato ufficialmente il 27 aprile 2010 è entrato in funzione per l’edizione degli Internazionali d’Italia del 2010. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato, tra gli altri, il presidente del CONI Gianni Petrucci, il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti e i tennisti Roger Federer e Rafael Nadal.

Il complesso natatorio del Foro Italico è un monumentale sistema di infrastrutture sportive per le discipline natatorie che fa parte del Foro Italico a Roma. E’ è composto da:

Stadio Olimpico del Nuoto, progettato in occasione dei giochi olimpici di Roma 1960, inaugurato nel 1959. Comprende una vasca scoperta da 50 metri, dotata di due tribune la cui capienza complessiva è di circa 12.000 spettatori e una vasca scoperta per i tuffi
Vasca 33 metri x 25 metri, scoperta d’estate e coperta di inverno, viene utilizzata per incontri ufficiali e allenamenti di pallanuoto
Vasca scoperta da 25 metri
Piscina pensile, una vasca coperta da 25 metri posizionata in un corridoio tra due edifici, sospesa da terra
Vasca coperta da 50 metri, con trampolino e piattaforma per i tuffi. Dotata di una gradinata per il pubblico capace di ospitare fino a 2.000 persone è ornata con pregevoli mosaici lungo le pareti ed il bordo vasca. È attualmente utilizzata per gare ufficiali di pallanuoto, nonché come vasca di allenamenti per nuoto, pallanuoto, pentathlon e tuffi

Realizzato negli anni 1930 all’interno dell’allora Foro Mussolini su progetto dell’architetto ed ingegnere Costantino Costantini, incarnò perfettamente i dettami del monumentalismo, seppure nell’opera vi siano chiari elementi di ricerca della funzione razionalista. Dopo la seconda guerra mondiale fu ampliato, in occasione dei giochi olimpici di Roma 1960, attraverso la costruzione dello Stadio olimpico del nuoto, su progetto degli architetti Enrico Del Debbio ed Annibale Vitellozzi e dagli ingegneri Musumeci e Morandi. Lo stadio, struttura completamente all’aperto, inaugurato nel 1959 con un torneo internazionale di nuoto, pallanuoto e tuffi, fu dotato di 2 vasche e di vari servizi annessi (docce, ristoranti, area per passeggiate).

In previsione delle gare olimpiche, lo stadio venne dotato di un grande quadro elettrico luminoso per la segnalazione dei risultati, di un sistema di cronometraggio elettrico a frazione di secondo e di un sistema elettrico per le votazioni dei giudici, considerate innovative per l’epoca. Restaurato una prima volta in occasione dei campionati europei di nuoto del 1983, nel 1994 fu ulteriormente ristrutturato e ampliato per i campionati mondiali di nuoto. Nel 2000 il polo natatorio fu ulteriormente ampliato mediante la realizzazione di una nuova piscina all’aperto adibita esclusivamente alla pallanuoto (dimensioni 33m x 25m). Nel 2009 è stato, per la seconda volta, sede dei campionati mondiali di nuoto.

L’Accademia di scherma, anche nota come Casa delle armi, è un edificio sportivo del complesso Foro Italico di Roma. Progettato dall’architetto Luigi Moretti nel 1934 come Casa del Balilla sperimentale, completato nel 1936 fu assegnato alla disciplina della scherma, assumendo la denominazione di Casa delle Armi e poi di Accademia della Scherma. Nel 1981 venne adattato ad aula bunker del tribunale di Roma, altra denominazione con cui è stato noto l’edificio.

Progettata dall’architetto Luigi Moretti, l’Accademia della Scherma nasce architettonicamente come esperimento tipologico avanzato dell’Opera Nazionale Balilla, di cui il Moretti fu direttore tecnico. La Casa delle Armi, posta ai margini meridionali del Foro Italico, di fronte alla foresteria (poi Ostello, oggi parzialmente occupata da uffici e in attesa di destinazione) di Enrico Del Debbio, ha un impianto a elle. Il lato corto rivolto verso il Tevere è bipartito: cieco per metà e segnato da una griglia finestrata gigante orizzontale per l’altra metà. La seconda parte ospitava la vera e propria sala della scherma, lunga 45 metri e larga 25, che consentiva la presenza simultanea sulle pedane di 160 atleti. Le facciate sono rivestite uniformemente in marmo bianco di Carrara.

Dopo essere stata trasformata in aula giudiziaria con gravi manomissioni interne, è stata lasciata in stato di semi abbandono. È ora di proprietà del CONI e vi si stanno svolgendo (aprile 2013) lavori di restauro in attesa di una nuova destinazione.

Il palazzo H è un edificio storico di Roma, nel complesso del Foro Italico. Oggi è sede di rappresentanza del CONI.

Il palazzo H fu progettato dall’architetto Enrico Del Debbio nel 1927. La prima pietra fu posta da Mussolini il 28 febbraio 1928, e inaugurato nel 1932 come sede dell’Accademia fascista maschile di educazione fisica (poi Accademia della Farnesina). È la prima opera del Foro Italico (allora Foro Mussolini) a essere realizzata, su indicazione dell’Opera Nazionale Balilla, il cui piano fu progettato da Del Debbio nel periodo 1927–1933, e completato nel dopoguerra (1956/60). Nel marzo 1951 Giulio Onesti ne fece sede del CONI e il palazzo è divenuto poi sede di rappresentanza del Comitato olimpico nazionale italiano, che nel 2018 ha previsto dei lavori di restauro. Dal 2019 è anche sede di Sport e Salute.

Composto da due corpi simmetrici di due piani, collegati da un grande pontile, così da formare una pianta a “H”. Dentro nicchie incorniciate da edicole di marmo a fastigio triangolare spezzato, vi sono 4 statue di atleti. A fianco vi è realizzata una palestra monumentale, con una pianta semi ovoidale, progettata per la ginnastica, con gallerie sopraelevate.

”Apoteosi del Fascismo” di Luigi Montanarini del 1928 — Salone d’Onore del CONI — Palazzo H — Roma
Salone d’Onore del CONI — Palazzo H — Roma (sulla parete di fondo l’affresco di Angelo Canevari “allegoria di Roma antica”)

All’interno, nel salone d’onore, vi sono due enormi pitture murali, il più famoso è l’”Apoteosi del Fascismo” di Luigi Montanarini del 1928, che nel dopoguerra per decenni fu tenuto nascosto sotto un panno verde, e solo nel 1997 su disposizione della Soprintendenza è stato svelato. L’altro affresco è una allegoria di Roma antica, opera di Angelo Canevari. Vi sono anche quattro soggetti sportivi, dipinti da Romano Dazzi.

Il palazzo della Farnesina, spesso chiamato semplicemente Farnesina, è un edificio della pubblica amministrazione sede del Ministero degli affari esteri della Repubblica Italiana. Si trova tra Monte Mario e il Tevere nella zona del Foro Italico a Roma. Il termine “Farnesina” è spesso usato come metonimia per indicare il ministero ivi situato. Il nome “Farnesina” deriva dal fatto che questo palazzo sorge su un’area appartenuta a uno dei più famosi papi, Paolo III Farnese: per distinguerla dai cosiddetti Orti Farnesiani, sul Palatino, e dalla villa Farnesina, alla Lungara, l’area era conosciuta con il nome “la Farnesina”.

il Palazzo della Farnesina visto dallo Stadio dei Marmi

L’edificio fu incominciato nel 1937 dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo, dopo le diverse fasi di un concorso che prevedeva diverse localizzazioni dell’edificio, l’ultima delle quali per voleri in alto loco e nonostante il parere contrario degli architetti lo poneva proprio all’estremità nord del Foro Italico. Il complesso, infatti, avrebbe dovuto essere il nuovo palazzo del Littorio, sede del Partito Nazionale Fascista, ma già nel 1940 era stato cambiata la destinazione d’uso in Ministero degli affari esteri. I lavori furono interrotti nel 1943 e ripresero nel dopoguerra (1946).

Il palazzo rispecchia i canoni del monumentalismo o neoclassicismo semplificato, con le sue geometrie razionali e con richiami neoclassici, dalla simmetria al bianco marmoreo del travertino. La facciata in travertino è resa vibrante da un visibile disegno del rivestimento e delle aperture disuguali nei vari livelli. Con più di 1300 stanze e 9 piani con una facciata lunga 169 metri e alta 51 metri, da sola copre una superficie di 120.000 m² e un volume costruito di 720.000 m³ la Farnesina è, insieme con la reggia di Caserta, uno degli edifici più voluminosi presenti in Italia. Nelle 1.300 stanze dell’edificio si insediano ben 7.000 persone, sono 6,5 km di corridoi, 7 sale di esposizione d’arte, 20 sale riunioni e 1 sala conferenze internazionali.

Il Palazzo della Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Esteri

All’interno del palazzo si trova la “Collezione Farnesina”, che è una raccolta di opere d’arte italiana del XX secolo curata da Maurizio Calvesi fino al 2013.
La collezione percorre la storia dell’arte italiana del XX secolo attraversando le correnti dell’Art Nouveau, del Futurismo, della Metafisica, dell’Astrattismo, dell’Arte povera, della Transavanguardia, fino alle produzioni artistiche più recenti, e comprende importanti opere di Duilio Cambellotti, Giacomo Balla, Salvatore Garau, Umberto Boccioni e Fortunato Depero, di Mario Sironi, di Giorgio De Chirico e Carlo Carrà, di Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Carla Accardi, Luigi Montanarini, Getulio Alviani, Piero Dorazio, Osvaldo Licini, Giulio Turcato, Emilio Vedova, di Renato Guttuso, Fabrizio Plessi e Ardengo Soffici, di Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Ceroli, Mario Merz, Giuseppe Penone, Alighiero Boetti e Giulio Paolini, di Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Mimmo Paladino, Roberto Almagno, Andrea Vizzini, Getulio Alviani, Omar Galliani, Bice Lazzari, Gino Marotta, Gianni Asdrubali, Paola Gandolfi, Stefano Di Stasio, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Giuseppe Gallo, Mustafa Sabbagh.

Il Palazzo delle Terme nel complesso del Foro Italico (ex Foro Mussolini) in piazza Lauro de Bosis (via Leopoldo Franchetti), fu progettato dall’ingegnere Costantino Costantini.

Strutturato sul concetto di due corpi longitudinali paralleli, collegati da uno trasversale pensile, il palazzo delle Terme, ospita al suo interno l’Accademia di Musica, le Piscine coperte e la Palestra del Duce. Costantino Costantini progettò l’edificio, oggi Palazzo dell’ISEF e sede dell’Auditorium della Rai, collocandolo alla sinistra del monolite, in posizione simmetrica rispetto all’Accademia di Educazione fisica di Del Debbio. Entrando nell’edificio si ha un primo, magniloquente impatto con la luminosa Piscina coperta, che conserva splendidi mosaici pavimentali realizzati da Giulio Rosso e mosaici parietali, opera di Angelo Canevari.

Su uno dei due lati lunghi della vasca, una vetrata consente alla luce naturate di entrare nell’ambiente, sul lato opposto una gradinata può ospitare fino a duemila persone. La piscina coperta è oggi utilizzata per gare ufficiali di pallanuoto nonché insieme al trampolino per allenamenti di nuoto e tuffi. Salendo al primo piano dell’edificio, troviamo una piscina pensile per bambini, e la famosa Palestra del Duce.

La piscina misura 25 metri ed è celata nel ponte teso tra due grandi edifici, sospesa sul nulla come una nuvola squadrata. E’ l’ idea platonica della piscina, acqua sottratta al fluire del tempo e consegnata all’ ordine eterno delle idee. Senza gridare i bambini nuotano sopra al disordine del mondo in quella scatola perfetta come un tempio, come un sogno d’ acqua dolce.

La palestra venne commissionata dal Duce e proggettata nel 1936 da Luigi moretti. L’ingresso e un piccolo vestibolo, all’interno del quale si trova un mosaico pavimentale a tessere di marmo bianco, nero e rosso disegnato da Gino Severini, immettono nella zona principale destinata alla ginnastica del Duce. In un angolo di questo ambiente venne ricavato un piccolo spazio per il riposo e il ristoro, separato per mezzo di una composizione di lastre di marmo intarsiate nel linoleum e arredato con poltrone, una ghiacciaia, un porta-frutta e una pianta in vaso. Un grande schermo rivestito di marmo divide l’ambiente principale dalla fascia dei servizi distribuiti su due livelli: al livello inferiore, trovavano posto gli spogliatoi, il bagno e la doccia, mentre al livello superiore, servito da una scala elicoidale, era alloggiato uno spazio per la cura del sole artificiale. L’arredamento, estremamente semplice, non fu disegnato espressamente. Uno dei lati lunghi presentava una serie di finestre, chiuse da una grande tenda in crespone di tinta ocra forte, che filtrava la luce naturale in modo da illuminare l’ambiente con una luce costante al variare del giorno e della sera. Grande importanza venne invece dedicata all’apparato decorativo: particolare attenzione venne data al rivestimento marmoreo disposto con le venature a specchio a quadruplice apertura, alle statue in bronzo dorato, un arciere ed un fromboliere, opera di Silvio Canevari, usate da Moretti per indicare le direttrici spaziali del vuoto della sala, ed ai mosaici a tessere di marmo nero e bianco con figure su cartone realizzati da Gino Severini. La pianta dell’ambiente è un rettangolo allungato con accesso sul lato corto. La partizione dello spazio avviene per mezzo di tramezzi rivestiti di marmo: uno, posto a fianco dell’ingresso, un secondo ortogonale rispetto al primo, posto di fronte agli spogliatoi. La struttura portante è intelaiata in cemento armato. Le pareti della palestra e i pavimenti degli ambulacri sono rivestiti in pavonazzetto. Il pavimento della palestra è stato realizzato in linoleum sughero verde intenso mentre il pavimento dell’area di riposo è costituito da lastre di marmo intarsiate nel linoleum. I soffitti della sala principale sono rivestiti in intonaco normale tinteggiato di ocra chiaro, mentre porzioni di pareti non sono rivestite di marmo bensi’ di un marrone noce scuro. Per quanto concerne le pareti dello spogliatoio, quella esterna è rivestita in mosaico, quella interna in quercia naturale. Raffinatezze come l’uso delle lastre marmoree che disegnano graficamente la parete, il sistema di appoggio delle sciabole e gli inserti di Severini, fanno acquisire al piccolo ambiente una immagine di aulica modernità che ha pochissimi eguali nel panorama del moderno italiano. All’epoca il Duce non gradì l’eccessivo lusso della palestra, che contrastava vistosamente con l’immagine di austerità che egli voleva pubblicamente dare di sé e della propria vita familiare. A differenza delle due piscine, che continuano a svolgere il ruolo per il quale vennero realizzate, la palestra oggi è impiegata come sala per mostre e convegni. La storia e la realizzazione del progetto del Foro Italico hanno inizio nel 1926 con l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla. L’intenzione di Renato Ricci, Presidente dell’O.N.B., fu quella di realizzare una “città dello sport” creando così una realtà sportiva, architettonica e urbana capace di coniugare tradizione architettonica romana e modernità. Il Foro Mussolini è ritenuto uno dei più attrezzati e funzionali centri sportivi del tempo, ispirato all’antico “gymnasium” greco-romano e gli impianti sportivi furono progettati secondo il modello degli stadi di Olimpia e della Grecia antica. Per la realizzazione del Foro, Ricci scelse architetti, ingegneri ed artisti, molto validi e tutti giovanissimi .

Il monolite Mussolini all’ingresso del Foro Italico

Nel 1928 fu posata la prima pietra della Scuola Superiore Fascista di Educazione Fisica, oggi Palazzo H del CONI, opera dell’architetto Enrico Del Debbio. Dello stesso progettista sono: lo stadio dei Marmi, il posizionamento dello stadio dei Cipressi (oggi Stadio Olimpico), la Foresteria sud e l’attuale Ministero degli Affari Esteri, progettato insieme a Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo. In occasione dei Giochi Olimpici del 1960 verranno realizzati da Annibale Vitellozzi, Carlo Roccatelli e Cesare Valle l’ampliamento dello Stadio Olimpico e da Del Debbio e Vitellozzi lo Stadio del Nuoto. Opera dell’architetto ed ingegnere Costantino Costantini sono i progetti del Palazzo delle Terme, oggi edifico delle Piscine CONI, dell’ Obelisco, del complesso del tennis e della Foresteria Nord. Altro autore del Foro è l’architetto Luigi Moretti che ha firmato capolavori come la Casa delle Armi, la palestra del Duce (all’interno del Palazzo delle Terme ) e il Piazzale dell’impero, oggi viale del Foro Italico. Il Foro Italico è stato considerato uno dei più avanzati centri sportivi del mondo, fulcro e simbolo dello sport italiano. Oggi come allora il Foro è teatro di sport e cultura nel quale coesistono impianti sportivi, architettura e verde in perfetta armonia.

Il Palazzo H, sede del CONI e di Sport e Salute, visto dal retrostante Stadio dei Marmi

Osservando il Palazzo delle Terme, realizzato da Costantino Costantini, sorge spontaneo un confronto con il similare edificio, posto in posizione simmetrica rispetto a Piazzale dell’Impero ed al Monolite, opera dell’architetto Enrico Del Debbio ed oggi sede nazionale del CONI. Esso è costituito da due corpi di fabbrica di uguali dimensioni e struttura, uniti tra loro da un cavalcavia, all’interno del quale si trova l’Aula Magna, ricca di decorazioni parietali. Per via della particolare forma assunta dalla planimetria, l’edificio è definito anche palazzo ad “H”. Elementi decorativi esterni sono timpani spezzati, nicchie, colonne, modanature ed elementi in travertino che spiccano sul rosso scuro dell’intonaco. Nella struttura esterna, i due edifici risultano essere molto simili, sia nei materiali impiegati, sia nei dettagli lungo le facciate, sia nella forma della pianta che li caratterizza particolarmente. Il palazzo di Del Debbio, progettato nel 1927, fu il primo ad essere costruito all’interno del Foro ed è evidente l’ispirazione a questo da parte di Costantini per la realizzazione della sua opera. Qualche differenza, possiamo invece ricercarla nella destinazione d’uso.

Il Palazzo delle Terme, esclusa la Palestra del Duce che oggi ospita una sala convegni, è stato realizzato esclusivamente per la cura del corpo e per l’allenamento del fisico e ieri come oggi le sue piscine sono utilizzate per l’attività natatoria. Il palazzo ad H, dove al suo interno troviamo circa 10 palestre attrezzate e 2 vasche, oltre che per l’attività motoria, è stato da sempre impiegato in particolare per la cura della mente, ospitando dal 1928 l’Accademia Fascista Maschile di Educazione fisica, divenuta nel 1952 l’Istituto superiore di educazione fisica (ISEF) ed infine nel 1998, la quarta università statale di Roma, l’Universita degli Studi di Roma “Foro Italico”. E’ l’unico ateneo italiano, ed uno dei pochi in europa, ad essere interamente dedicato all’attività motoria e allo sport.

--

--